Il nostro ultimo appartamento a Torino è su Living, Corriere della Sera, sul numero di gennaio-febbraio 2025.

Articolo di Lia Ferrari

Foto di Danilo Scarpati

 

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Certi motivi ricorrenti dei loro lavori hanno fatto scuola, come le strutture metalliche in bella vista o gli elementi divisori, sempre in metallo, con cui articolano gli spazi, ma da buoni creativi non amano ripetersi. Quando hanno preso a circolare le prime imitazioni, più o meno consapevoli, lo studio Marcante-esta, ovvero Andrea Marcante e Adelaide Testa, ha continuato a sorprendere inventando sempre qualcosa di nuovo. Non stupisce che lo IED di Torino, di cui tra l’altro hanno di recente riprogettato la sede, abbia affidato proprio a loro il coordinamento del dipartimento di Interior Design. Una materia che prendono molto sul serio, interpretandola come ricerca, invenzione, artigianalità, scelte ponderate e riferimenti colti, non senza una sottile ironia che di tanto in tanto si rifugia nel surreale.

Questa casa torinese è stata progettata per una coppia di clienti di lungo corso, Marco Lobina e la moglie Isabella Errani, lui fondatore di Rezina, un’azienda di rivestimenti in resina, lei titolare di una nota agenzia di pubbliche relazioni. C’era grande sintonia, dicono gli architetti, quindi è stato possibile sperimentare. Hanno scelto di giocare con le preesistenze, nel caso specifico un genius loci d’autore: il palazzo dove si trova l’appartamento è stato costruito nel 1958 su progetto di Ada Bursi, prima donna a iscriversi all’Ordine degli Architetti di Torino.

Bursi lavorava in Comune, all’ufficio lavori pubblici. Evidentemente a quei tempi aprire uno studio, per una donna, sarebbe stato troppo complicato. Per costruire questa casa nel quartiere Crimea, dove sarebbe poi andata ad abitare, lei e altri impiegati si associarono in una cooperativa. Il progetto ha superato brillantemente la prova del tempo. «Prima di comprare, Marco e Isabella ci hanno chiesto un parere», ricordano Andrea e Adelaide, «ed è stato subito un sì, non avevamo dubbi». Questione – anche – di particolari, che qui sono molto raffinati: «Bursi ha dato all’edificio un’impronta molto forte. Lei parlava di lusso democratico, realizzato in economia. Usava il mattone, il mosaico e il vetrocemento con parsimonia e allo stesso tempo con grande eleganza».

È a questo gusto del dettaglio che si ispirano i nuovi pavimenti messi a punto con Rezina da Marcante-Testa, in resina chiara con nervature in tessere di mosaico Bisazza che richiamano i rivestimenti del balcone e le parti comuni dell’edificio. Una citazione che è allo stesso tempo un’invenzione.

Se Ada Bursi ha dettato i toni, il progetto di Andrea Marcante e Adelaide Testa rende omaggio anche a un’altra donna architetto, Maria Grazia Conti Daprà, che abitava in questo appartamento e ne progettò gli interni. Fu proprio lei a commissionare le colonne-armadio in soggiorno. Per quanto ben fatte, un altro architetto avrebbe suggerito di farle sparire, invece Marcante-Testa hanno deciso di mantenerle e modificarle ad arte per darle una coerenza.

«Sono utili e sono belle, buttarle via non avrebbe avuto senso», dicono. «È una questione di responsabilità del progettista. Bisognerebbe sempre preoccuparsi di evitare gli sprechi, soprattutto in presenza di elementi di valore come questi». Il colpo di genio sono gli inserti metallici della base per colmare il dislivello che si era creato eliminando una vecchia pedana. Per la stessa ragione, alla scala che porta in mansarda è stato aggiunto un gradino in marmo. «Ultimamente c’è la tendenza a rifare il passato, certe cose non capisci se sono state fatte ora o negli anni Cinquanta. Qui il passato ce l’avevamo già, e doveva restare. Si trattava di reinterpretarlo in una forma originale: un progetto di interni dovrebbe sempre raccontare anche qualcosa di nuovo».