Testo: FRANCESCA ESPOSITO
Foto: CAROLA RIPAMONTI
DUECENTO METRI QUADRATI NEL RIONE MONTI, ECCO CINEDORA: STUDIO DI POST-PRODUZIONE E LUOGO DI SCAMBIO CULTURALE. LO FIRMA IL DUO TORINESE: «ABBIAMO VOLUTO RACCONTARE, ANCHE IN MANIERA IRONICA, LA DIMENSIONE CIRCENSE DEL CINEMA»
Quando, negli Anni Settanta, gira il documentario I Clowns, Federico Fellini frequenta le più illustri famiglie circensi sulla piazza romana, stringe amicizia con la portentosa Moira Orfei e l’intero clan che ruota intorno al mitico tendone del Circo delle Mille e Una Notte su via Cristoforo Colombo. «Per il regista riminese la pista del circo è la metafora del futuro set cinematografico, così come il direttore rappresenta una premonizione del ruolo del direttore degli attori e delle riprese. È da questa suggestione felliniana che siamo partiti per realizzare Cinedora, il locale per la post-produzione cinematografica nel rione Monti». A raccontare l’idea del progetto è il duo di architetti e interior designer Andrea Marcante e Adelaide Testa che da Torino si è spostato a 100 metri dal Colosseo, tra cantieri, reperti archeologici inaspettati e timide giornate di primavera.
«Le grandi lampade richiamano quelle dei camerini teatrali, le strutture metalliche assomigliano a quelle dei trapezisti, i drappi di lamiera forata sono bandiere, il volume verde dove si trova il bagno, invece, ricorda i festoni del tendone. Insomma, abbiamo voluto raccontare, anche in maniera ironica, questo aspetto circense per dare la sensazione di vivere dentro un set cinematografico», spiega divertita Adelaide. Il locale di 200 metri quadrati, recuperato nel cuore di Roma frequentato un tempo da Mario Monicelli, Gianni Amelio, Lina Wertmüller e Woody Allen, è destinato alla post-produzione cinematografica, uno spazio multifunzionale per compagnie e registi che decidono gli ultimi dettagli prima che il film veda il buio delle sale. «Non esiste per noi un progetto che non abbia una relazione con l’edificio, con il quartiere e il luogo in cui è collocato. È la base del nostro approccio, dove architettura e decorazione viaggiano sullo stesso piano». Lo Studio Marcante-Testa, nato nel 2014 e menzionato nel 2019 dal T-The New York Times Style Magazine tra le firme italiane d’architettura più innovative, è orientato alla ricerca e alla consulenza aziendale nel settore dei materiali e dell’arredamento.
«L’intento del cliente è stato quello di creare una struttura con due funzioni. Una più tecnica: mettere a disposizione dei clienti proiettori, mixer e livelli di insonorizzazione di ultima generazione per lavorazioni sofisticate, di altissimo livello. L’altra motivazione ha un senso più ampio: creare un vero e proprio luogo di scambio culturale, un hub dove le nuove produzioni cinematografiche possano parlarsi. Oltre alle stanze di lavorazione e una sala di proiezioni da 50 posti, abbiamo disegnato anche un cafè». All’ingresso, con qualche tavolo, dove il visitatore può assistere a una scenografia di colori e materiali tipici degli anni Sessanta. «Da fuori vedi come appare Roma, le stratificazioni temporali, il suo essere una città di pietra. Dentro si intravede un set cinematografico», continuano i due. «Volevamo mettere a confronto il set cinematografico con il mondo che gli sta di fronte: la realtà di Madonna dei Monti con le trattorie e le botteghe. Nella struttura ci sono nicchie, alcuni divanetti sono sotto la finestra: sei seduto dentro, ma è come se fossi in strada. È una specie di confine, un ottimo punto da cui guardare il quartiere. C’è una sorta di contrasto tra interno ed esterno, tra vita e sogno. Tra ciò che è reale e ciò che non lo è».